Il mondo dei sintetizzatori modulari di Omega dB, il produttore che gioca con le emozioni attraverso il suono
Il mondo dei sintetizzatori modulari è una storia infinita: infinite possibilità, connessioni, prove, costruzioni ed estensioni che si spingono fino a dove la vostra immaginazione uditiva vuole arrivare.
Ci addentriamo nello studio di Omega dB. Omega è un appassionato produttore di
musica elettronica e sintetizzatori modulari che gioca con le emozioni attraverso il suono. Lo studio sta già diventando troppo piccolo per lui a causa dell’infinità di macchine che possiede, alcune delle quali deve addirittura venderle e altre non ha nemmeno avuto il tempo di giocarci.
Per improvvisare e testare i set dal vivo, ci ha mostrato il suo campo base, sempre pronto per la battaglia. La base è la Machine, il cervello delle operazioni che governa tutto il resto; segue la BlackBox, che è una groovebox e anche un campionatore; si passa alla drum machine TR-6s con cui si modellano pattern e loop; si scivola al synth OPZ e infine si arriva al Typhon. Abbiamo visto come gli schermi del Blue Box permettano di vedere il controllo di tutto ciò che accade, filtri, effetti… persino le onde sonore modificate dai sintetizzatori.
Questa configurazione è valida per qualsiasi tipo di musica, in quanto è possibile controllare tutto e dare libero sfogo alla propria creatività, sia che si tratti di musica elettronica che di musica urbana. Si inizia a suonare e si finisce per registrare suoni che si sono improvvisati e che suonano benissimo.
Guardiamo la parete accanto a noi e vediamo un pianoforte elettrico, sopra il quale c’è il primo sintetizzatore modulare che Omega dB sta costruendo a poco a poco. Ad oggi sta facendo molte ricerche a riguardo dato che la sua costruzione non è un compito facile, sicuramente non è qualcosa che richiede poco tempo. La storia dei sintetizzatori modulari risale agli anni ’60 e i primi a stabilire le regole del gioco furono i Moog, che presentarono sempre l’oscillatore come primo elemento del sintetizzatore modulare. La prima cosa di cui abbiamo bisogno è la custodia modulare, una base su cui monteremo tutto ciò che vogliamo aggiungere.
Seguendo le regole del gioco, la prima cosa che si trova è un oscillatore: è la fonte del suono e funziona costantemente finché non lo si spegne. Dopo l‘oscillatore ci sono il filtro, il modulo effetti, il doppio modulatore e l’inviluppo, un delay, il campionatore e l’hold e infine un VCA (virtual controler amplifier).
I cavi costruiscono una catena di tensione per ogni patch. Passano la tensione da uno all’altro finché l’audio non raggiunge il VCA. Il suono viene modificato dalla tensione. Il doppio modulatore modula la frequenza con i filtri aggiunti. Questi setup possono essere molto più estesi e allo stesso tempo aumentare la conoscenza del soggetto. È possibile configurare tutto ciò che si vuole e come si vuole. Se avete già un’idea chiara dei suoni con cui volete giocare, potete aggiungere una Groove Box e dargli un ritmo.
Prima si parlava di seguire le regole del gioco imposte da Moog, ma oggi si trovano sintetizzatori come il Cobalt 5S con tutti gli elementi integrati, che ha l’oscillatore al centro, ma questa è un’altra storia.
Se volete costruire il vostro synth modulare, vi incoraggiamo a farlo, chissà se riuscirete a produrre suoni che ricordano Da Chronic di Dr Dre. Non sappiamo se sia mai entrato in questo mondo, ma i suoi suoni ce lo ricordano.
G13 è un club privato di consumatori di cannabis con sede a Barcellona e una piattaforma multidisciplinare che sviluppa e produce diverse attività legate principalmente alla cultura urbana, alla musica e all’arte.