I governi di Antigua e Barbuda permetteranno ai rastafariani di usare la cannabis per scopi religiosi, cosa che prima era vietata dalla legge.
Quando la maggior parte delle persone pensa alla cannabis, pensa di usarla per scopi medici, o magari per rilassarsi dopo una lunga giornata stressante. Tuttavia, per i membri della fede rastafariana, la cannabis è qualcosa di molto più importante. Fa parte di un sacramento e di un rituale sacro che intraprendono per avvicinarsi a Dio; un aspetto essenziale della loro fede.
Sfortunatamente per loro, molti governi delle nazioni delle Indie Occidentali in cui risiedono avevano vietato di riflesso la cannabis, il che significava che non potevano prendere parte alla loro religione senza rischiare la prigione. Di recente, quindi, è stato un grande sollievo per gli aderenti alla fede rastafariana quando i governi di Antigua e Barbuda hanno concesso ai rastafariani uno speciale status di protezione per il possesso e l’uso di cannabis in relazione alla loro religione.
È sempre stata una grande ironia il fatto che, nonostante l’immagine stereotipata delle Indie Occidentali come Rastafariani e tutti che fanno “Irie” sulla spiaggia, il consumo di cannabis è sempre stato severamente proibito e pesantemente criminalizzato nella maggior parte delle nazioni delle Indie Occidentali. Ciò ha molto a che fare con l’eredità della schiavitù e del colonialismo, a cui i rastafariani si sono opposti con forza. Infatti, la fede rastafariana è sempre stata un focolaio di resistenza, che ha scatenato ribellioni contro i piantatori di zucchero, i proprietari di schiavi e i governi coloniali.
Questo ha portato i governi a reprimere tutto ciò che era legato al rastafarianesimo, e il consumo di cannabis era un bersaglio facile. Nel 1980, le Isole Vergini Britanniche arrivarono ad approvare la “Legge Rasta”, che consentiva alle autorità di immigrazione di rifiutare arbitrariamente l’ingresso a qualsiasi viaggiatore che assomigliasse a rastafariani o hippy. Questa legge mostruosamente pregiudizievole rimase in vigore per quasi 20 anni. Nel frattempo, i rastafariani originari delle Indie Occidentali venivano trattati con disprezzo e derisione dall’opinione pubblica e soprattutto dalla polizia.
La proibizione della cannabis permetteva alla polizia di interrompere qualsiasi cerimonia religiosa rastafariana. Immaginate un governo che rende illegale il vino e poi imprigiona le persone che prendono il vino per la comunione durante la messa domenicale. Fortunatamente, Antigua e Barbuda hanno rimediato a questo errore con questa nuova legge. Ora è legale per i rastafariani possedere, coltivare e fumare cannabis per scopi religiosi. È anche legale per i non rastafariani possedere fino a 15 grammi di cannabis.
Ora, sarà ancora illegale portare la cannabis nelle isole o cercare di portarla via. Ma a tutti gli effetti, la cannabis è stata depenalizzata ad Antigua e Barbuda. Resta da vedere se questo si tradurrà in un boom turistico, ma una cosa è certa. Bob Marley e Peter Tosh sono da qualche parte a sorridere in questo momento.
G13 è un club privato di consumatori di cannabis con sede a Barcellona e una piattaforma multidisciplinare che sviluppa e produce diverse attività legate principalmente alla cultura urbana, alla musica e all’arte.